Jon Gorospe

Polished Cities

Polished Cities 01
Polished Cities 03
Polished Cities 04
Polished Cities 05

 

Exhibition: 4 dicembre - 31 gennaio 2021
Orario d'apertura: lunedì-sabato 11 -13 / 16.30-20 e su appuntamento / lunedì mattina e domenica chiuso

La galleria 28 Piazza di Pietra è lieta di presentare Polished Cities, il nuovo progetto fotografico di Jon Gorospe.

L’esposizione si propone come l’analisi di una tendenza dell’estetica contemporanea a partire dalle teorie del filosofo sudcoreano - tedesco Byung-Chul Han, che nel libro Saving Beauty (2015) ha individuato nel “lucido” (polished) il tratto distintivo dell’estetica del XXI secolo così come Deleuze aveva definito la piega l’elemento chiave del Barocco.

Le vie e le piazze senza ornamenti e minimaliste, le facciate senza decorazioni e l’assenza di texture diverse da quelle lisce, sono fra le tendenze urbanistiche e architettoniche degli ultimi 20 anni. Un’estetica che non è solo percepita, ma soprattutto desiderata; città senza conflitti, nel cui disegno la verità di una morfologia perfetta si impone sulla complessità della vita umana.

L’analisi di Gorospe si sviluppa tramite l'estrazione e decontestualizzazione delle componenti fondamentali di questa nuova architettura. La levigatezza delle superfici, le strutture modulari e i reticoli sono delle costanti al servizio di un'estetica del non attrito.

Le immagini, tutte in bianco e nero, sono pure e minimaliste come i luoghi che rappresentano spingendosi in alcuni casi al limite della figurazione.

Nella serie intitolata The Stylite i pilastri e le colonne che sorreggono il peso dei palazzi della Finanza diventano protagonisti. Privati della loro funzione pratica si riducono alla loro morfologia: l’architettura cede il passo alla scultura. Il titolo della serie prende spunto dai religiosi cristiani del V secolo noti per aver dedicato la loro vita alla preghiera e alla penitenza in cima a delle colonne, di solito in mezzo al deserto, allontanandosi così dal mondo terreno e avvicinandosi al Regno dei Cieli.

Anche l’installazione nel suo complesso partecipa a ciò che vuole rappresentare, incorporando a tale scopo elementi costruttivi e artefatti che sovrapponendosi alle immagini creano un insieme che tende al reticolare e al simmetrico.


 

Il piegato, l’abissale e il lucido

Deleuze considerava la piega il segno distintivo del barocco. Argullol cercò un tratto simile per il romanticismo e lo individuò nell’abissale e nei paesaggi di carattere sovrumano. Più recentemente, Byung-Chul Han, nel ricercare un tratto comune e distintivo dell’estetica contemporanea, l’ha rintracciato nel “lucido”.

Il nostro è un mondo in cui sempre di più si pretende che gli oggetti non oppongano nessuna resistenza né allo sguardo né al tatto. L’architettura e il design urbanistico sono due degli spazi privilegiati nei quali questo fenomeno risulta particolarmente evidente, ma è davvero così nuovo e idiosincratico come voleva Han?

La metafora bellica: el glacis (il pendio)

Con l’avvento delle armi da fuoco nacque la necessità di eliminare dalle vicinanze delle città tutti gli ostacoli visivi più alti di un uomo a cavallo. L'obiettivo era quello di vedere di più, vedere meglio e più lontano, di evitare di essere sorpresi da un nemico in agguato e, in caso di attacco, poterlo colpire senza difficoltà. Questo ha di fatto condizionato la morfologia delle città dei secoli XVI e XVII, nel corso dei quali si cercava di sgomberare e appiattire tutto ciò che si trovava a distanza di tiro dalle mura della città. Queste, dunque, furono circondate da un perimetro vuoto, una terra desolata in cui i proiettili potessero arrivare sempre più lontano, come birilli o palle di gomma.

Per una curiosa analogia l’architettura contemporanea propone per le zone comuni una pianificazione di spazi urbani privi di conflitto. Distretti finanziari, palazzi della burocrazia, piazze e luoghi di passaggio si caratterizzano per una morfologia sempre più uniforme nella quale - di fronte alla complessità umana, alla disuguaglianza e alla mobilità - i conflitti sembrano annullati. In conseguenza di ciò viviamo sempre di più su un pendio interminabile, un pendio che ha perso il suo contorno.

Le vie e le piazze senza ornamenti, minimaliste, le facciate senza decorazioni e l’assenza di texture diverse da quelle lisce, sono fra le tendenze urbanistiche e architettoniche degli ultimi 20 anni. Un’estetica non solo percepita, ma soprattutto desiderata. L’immagine del futuro che il cinema e la pubblicità avevano già prefigurato è molto simile ai nuovi spazi urbani istituzionali.

L’importanza del progetto

Questa è l'analisi di una tendenza. Un'analisi basata sull'estrazione e la decontestualizzazione delle componenti fondamentali di questa nuova architettura. La levigatezza delle superfici, le strutture modulari e i reticoli sono, come si vedrà, delle costanti, tutte al servizio di un'estetica del non attrito in cui i soggetti - chiunque cammini, passi o si fermi - sono straordinariamente facili da tenere d'occhio, nella misura in cui qualsiasi interruzione in una superficie liscia viene rapidamente percepita. I costruttori dell'antico glacis lo sapevano già.

Le immagini

Le immagini che compongono questo progetto sono frammenti di una città, porzioni di un’Urbe contemporanea. Pure e minimaliste come i luoghi che rappresentano si spingono al limite della figurazione.

Gli scatti di questa prima fase ritraggono nuclei economici e burocratici di varie città. Parti di palazzi, elementi promozionali e dispositivi di sicurezza compongono questa prima serie.

Nella serie intitolata The Stylite i pilastri e le colonne che sorreggono il peso dei palazzi della Finanza diventano protagonisti. Privati della loro funzione pratica si riducono alla loro morfologia: l’architettura cede il passo alla scultura. Il titolo della serie prende spunto dai religiosi cristiani del V secolo noti per aver dedicato la loro vita alla preghiera e alla penitenza in cima a delle colonne, di solito in mezzo al deserto, allontanandosi così dal mondo terreno e avvicinandosi al Regno dei Cieli.

L’installazione nel suo complesso partecipa a ciò che vuole rappresentare, incorporando a tale scopo elementi costruttivi e artefatti che sovrapponendosi alle immagini creano un insieme che tende al reticolare e al simmetrico.


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